sabato 26 luglio 2014

Essere genitori di adolescenti

L’adolescenza è stata definita in vari modi – età ingrata, periodo 
burrascoso e critico, seconda nascita – sicuramente è un’epoca 
di grandi cambiamenti. Prima o poi arriva il momento in cui i genitori non riconoscono più nel proprio figlio il bambino che è stato sino ad allora e hanno l’impressione di trovarsi di fronte un estraneo.

«È insolente», «Trova da ridire su tutto», «Non vuole più studiare», «Ha dei comportamenti compulsivi», «Prima si confidava con me, ora non mi parla», «Si è fatta fare un piercing sulla lingua», «Temo che si droghi»: sono queste alcune delle inquietudini dei genitori con figli tra gli 11 e i 18 anni.
Un genitore ha spesso la sensazione di non riuscire più a guidare il figlio e si domanda che tipo di atteggiamento tenere: fino a che punto imporsi; quanta autonomia concedere; come reagire a mutismi e ribellioni; come distinguere un malessere passeggero da un disagio serio. Sbalzi di umore, angosce, acting out rischiosi possono generare un senso di impotenza. Qualcuno getta la spugna. Altri, invece, cercano di trovare il modo di affiancare i figli in questo periodo di turbolenza, sforzandosi di ricordare la propria adolescenza e di pensare che essa non va considerata una minaccia ma una mutazione che, come tutti i cambiamenti comporta una parte benefica e una parte di imprevedibilità, ma anche di opportunità e di creatività. (...)

(da: Anna Oliverio Ferraris, «Genitori di adolescenti», Psicologia contemporanea, 244, 34-40)

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